Quando nel 1783 iniziò l’eruzione di Laki, il reverendo Jon Seingrimsson, si rivelò un ottimo osservatore, non limitandosi alla sola descrizione dell’eruzione, ma descrisse anche le conseguenze che si ebbero sulla natura e la popolazione.
Questo risultò un importantissimo ed eccezionale strumento di lavoro per i vulcanologi.
Gli abitanti della zona, coinvolta dall’eruzione, intuirono che qualcosa di grosso stava per accadere, infatti la terra non aveva smesso di tremare da un mese, ma non potevano intuire che un’eruzione vulcanica da li a poco sarebbe avvenuta.
L’eruzione iniziò 8 giugno del 1783, verso le 8 del mattino.
Si aprì una gigantesca frattura eruttiva ed incominciò ad emettere grandi colate di lava con spettacolari fontane di lava di considerevole altezza, fino a 1000 metri d’altezza!
Lungo questa frattura di 25 km si allinearono circa 125 crateri.
La portata stimata del fiume di lava era fenomenale: 5000 metri cubi al secondo e tutto questo continuò per circa 2 mesi.
Al termine dell’eruzione vennero emessi 12,3 Km cubi di lava, la superficie ricoperta superò i 550 Km quadrati e 8000 Km quadrati vennero ricoperti da ceneri.
Tutti i pascoli e le acque superficiali dell’isola vennero inquinate, il 50% dei bovini, il 79% degli ovini e il 76% dei cavalli morirono per avvelenamento e per fame.
Anche per gli uomini le conseguenze furono disastrose, il 24% della popolazione del tempo morì di fame in seguito all’evento eruttivo.
Anche a lunga distanza si ebbero conseguenze catastrofiche, di cui solo ora ci rendiamo conto.
In Inghilterra, Germania e Francia si verificarono eventi straordinari a partire dall’estate 1783; una strana nebbia “asciutta” di consistenza e colore ignoto, oscurò il cielo.
Questi fenomeni interessarono anche l’Italia, dove si narra che i pescatori della baia di Napoli, non osarono avventurarsi al largo, a causa del notevole abbassamento della visibilità.
A tutto questo si sommarono insoliti effetti meteorologici in tutta Europa, si registrarono tempeste violente e devastanti.
Dopo circa un mese di nebbia persistente, si ebbero drammatici danni alla vegetazione ed ai raccolti con conseguenti carestie.
Anche i danni sulla popolazione non furono da meno, occhi stanchi, mal di testa e difficoltà respiratorie furono i malesseri più frequenti.
Il malcontento popolare raggiunse in quell’epoca, punte così elevate da sfociare in movimenti violenti, che alcuni studiosi legano all’inizio della Rivoluzione Francese.

Mauro Scattolin