L’imponente placca glaciale del terzo ghiacciaio più grande al mondo lo Hielo Continental, attira la fantasia e la voglia di cimentarsi in un’avventura estrema, dieci giorni di impegno: due di avvicinamento, quattro più uno di riserva di ghiacciaio, due per il ritorno e uno in Cervecerìa a Chalten. La Patagonia non è un luogo dove ci si improvvisa o si prendono alla leggera le cose, nemmeno le più piccole. A ritrovarsi in seri problemi ci si impiega un attimo, ma un tocco di giocosità non guasta. La preparazione a tavolino della traversata  da Passo Marconi al Passo Del Vento ci vede parlare seri attorno alla mappa della zona, ma dopo qualche minuto ci si trova a discutere se fare prima sosta in Cervecerìa, locale tipico di Chalten, con birra al malto fatta in casa, oppure optare per la Cicolateria, e la sua particolare fondue al cioccolato con pezzetti di frutta: la scelta è più complessa dell’organizzazione del materiale da portarsi. La scelta non poteva che essere ovvia, doppia tappa, prima Ciocolateria e poi Cervecerìa e al ritorno si invertono le scelte, appagamento totale.

Due giorni per raggiungere Passo Marconi, finestra naturale di accesso al ghiacciaio e una delle poche accessibili, gli zaini pesano sui 30 kg, mi chiedo se la tecnologia abbia mai raggiunto questo ambiente dell’avventura, gli astronauti mangiano due pastigliette e voilà cena fatta, io mi porto in spalla chili di vettovaglie. Previdenti si, ma puntualizzo che la forma di formaggio supera la mia personale possibilità di carico. Il lamentarsi fa parte dei primi giorni poi ci si adegua all’evidenza dei fatti: nessuno ti prende sul serio. L’entrata nella distesa bianca ci lascia senza fiato e disorientati, la direzione quale è? A 1500 m di altitudine, in un mare di ghiaccio di 350 km di lunghezza per una  larghezza media di 100 km un po’ di disorientamento ci sembra normale. Confidiamo nella tecnologia GPS e che si deve camminare in linea con la cordigliera, ovviamente è tutto relativo e in questa distesa bianca ritrovarsi 5-10 km al di fuori del tragitto riportato in mappa può capitare, eccome se può. Capita specialmente se il primo, trascinando lo slittino usato come mezzo da carico, si lascia trasportare dal panorama circostante; la decisione è unanime: per errore una birra di penalizzazione, dopo tre errori si salta la fondue.

La traversata glaciale impegna 4 giorni e non si è dovuto usare il giorno di riserva in caso di mal tempo. Racconto ai miei compagni di avventura di oggi i miei trascorsi, “i tempi duri”, quando negli anni ‘90 ho messo piede in queste zone per tentare più volte, alla fine con successo, le scalate alle torri di granito, imponenti pilastri di pietra. Gli racconto dei giorni passati rinchiusi nei crepacci, aspettando che  la bufera e il vento si placassero, di come venivi atterrato dalle raffiche che superano gli 80 km all’ora. Ovviamente un pochino di crudeltà lo ammetto c’è, ma la Patagonia senza vento e bufera che Patagonia sarebbe. La solita fortuna dei principianti, tempo stabile, sole, e il panorama del Circolo De Los Altares si mostra nella sua piena bellezza, Cerro Torre, Torre Egger, Punta Herron, Cerro Standhart e dietro tutto questo sbuca la cima del Fitz Roy, non si poteva pretendere di più. Passo del Vento ci fa rientrare nel verde, con boschi e lagune, i  sempre incombenti, ma ormai siamo verso la via di Chalten e il meritato premio che ci aspetta, “cervezaaaaaa!!!”.

Mauro Tiozzo