Incastonata nelle maestose formazioni granitiche delle Alpi, come un gioiello nella propria corona, la Val Codera rappresenta un esempio di area incontaminata che ancora resiste alla pressione antropica della civiltà moderna.
Non ancora raggiunta da una strada carrozzabile, è accessibile solo a piedi attraverso due vie principali: la prima è la storica e suggestiva mulattiera, che dai 320 m s.l.m. di Novate Mezzola, si inerpica immediatamente sui ripidi versanti di granito; la seconda, denominata Tracciolino, è la più recente via di comunicazione (una Decauville, ferrovia a scartamento ridotto, degli anni ’30 del 1900) scavata nella roccia a supporto delle attività di costruzione degli impianti idroelettrici, e da cui si può godere dello spettacolare panorama sul Lago di Como.
E’ proprio questo isolamento che, se da una lato ne ha impedito lo sviluppo socio-economico (con il correlato graduale spopolamento) dall’altro ne ha preservato la natura proteggendola da un certo turismo caratterizzato da un “approccio troppo disinvolto” (cit. Massimo dei Cas in Paesi di Valtellina).
L’itinerario dell’escursione inizia a Novate Mezzola il località Castello (fraz. Mezzolpiano), tradizionale punto di partenza e dove c’è un comodo parcheggio gratuito, e si sviluppa sul versante sinistro, in parte lungo il Tracciolino, fino a Codera, per poi proseguire sul fondovalle verso la parte più in quota; al ritorno si procede sul versante destro, più diretto.
La prima tappa è San Giorgio (750 m s.l.m.), ubicato su di una sella morfologica plasmata dai ghiacciai della più recente glaciazione; un angolo bucolico di prati e castagneti, tra le sempre più ripide pareti dei versanti montani che denotano il cambiamento del tipo di roccia man mano che ci avviciniamo alla Val Codera. Siamo all’imbocco della valle che sarà la nostra destinazione e, da questa punto di osservazione privilegiato in quota, si può rimirare il panorama sul Pian di Spagna ed i laghi. Il borgo dà la possibilità di scoprire le antiche attività lavorative a cui erano dedite le popolazioni, tra cui spicca l’estrazione mineraria di cava, considerata la principale attività economica per molte decadi tra la fine del ‘800 e l’inizio del ‘900.
L’itinerario San Giorgio-Codera è dal punto di vista storico e naturalistico il tratto più interessante in quanto si entra nell’aspra porzione iniziale della valle caratterizzata da forre verticali intagliate dagli storici sentieri, ricavati con il duro lavoro dei cavatori, e dove si aprono alla nostra vista sorprendenti paesaggi.
Codera (820 m s.l.m.) è il principale centro abitato ed è ancora popolato durante tutto l’anno: si contano ufficialmente ancora 3 abitanti; il borgo è caratterizzato da tipici edifici di pietra, molti disabitati da tempo, ma mai in stato di abbandono, poichè sono periodicamente ristrutturati ed utilizzati come seconde case di stile rustico. Grazie all’istituzione nel 1981 dell’Associazione degli Amici della Val Codera, la quale organizza manifestazioni ed attività durante tutto l’arco dell’anno, il paese riesce a mantenersi vivo e fornendo altresì un’attrattiva turistica di impareggiabile valore. Il villaggio, oltre ad offrire un servizio di accoglienza con la modalità di albergo diffuso, è di per se un ecomuseo in cui è possibile visitare alcune abitazioni storiche riadattate allo scopo (Museo Storico Etnografico Naturalistico della Val Codera).
L’impatto emotivo più intenso si ha quando, all’imbrunire e dopo ore di cammino tra i boschi, si entra nel nucleo abitato percorrendo nella penombra i suoi stretti vicoli di acciottolato, appena illuminati dalle flebili luci dei radi lampioni. Trascorrendo alcuni giorni presso le strutture ricettive del luogo si possono vivere esperienze di vita genuina alla riscoperta di un antico e sano stile di vita agreste: un vero e proprio tuffo nel passato.
Lasciando Codera e risalendo la valle per mezzo dell’antica mulattiera ormai trasformata in pista forestale si possono visitare i centri minori ancora frequentati durante la bella stagione: Corte, con la storica base Scout, Saline, Piazzo e Stoppadura. Oltrepassata quest’ultima località, chiamata così perchè la valle si restringe, all’uscita del sentiero dal bosco si apre all’improvviso alla vista il paesaggio tipicamente alpino di Bresciadega (1220 m s.l.m.). Qui si possono percorrere sentieri tra pinete da fiaba alternate a verdeggianti maggenghi, il tutto contornato da scoscese pareti, quasi ad invitare l’occhio a scorgere per esteso queste grandiose montagne, fino alle alti cime (molte di queste, tra cui il Ligoncio superano i 3000 m di quota!).
Giunti fino a qui, è bene non perdersi una visita al vicino rifugio Brasca (1300 m s.l.m.) e al meraviglioso anfiteatro del fondovalle dell’alta Val Codera, con i suoi altipiani in quota da cui scendono maestose cascate, che nulla hanno da invidiare alle pluri-reclamizzate immagini di località americane delle Montagne Rocciose. Infine, senza dimenticare l’aspetto eno-gastronomico, presso il rifugio c’è la possibilità di assaggiare i piatti tipici del luogo oppure tornare al rifugio Bresciadega per pranzare avendo di fronte la vista sull’incantevole cascata della Val Deserta che scende dal Monte Grüf (m. 2936).
In conclusione si può definire la Val Codera un luogo di cultura, bellezza e tradizione, conservato con l’obiettivo di tramandare e condividere l’amore e il rispetto per il territorio.
Sergio Trinca Colonel