Siamo ai primi di Novembre e la meta della nostra giornata è l’Alpe Qualido. Il ritrovo è S.Martino con i ragazzi che vengono da Parma, è la loro prima volta in Val Masino. Paghiamo il parcheggio per la Val di Mello, (possibile che il biglietto sia di 5 euro e la macchinetta funzioni solo a monete?) e parcheggiata l’auto all’ingresso della valle ci incamminiamo passando accanto ad un primo nucleo di baite su cui incombono le “Cascate del Ferro”. Proseguiamo oltre in cerca del cartello che indichi la deviazione per la Val Qualido ma dopo 15 minuti di cammino ci viene il sospetto di aver saltato il bivio. Tornati indietro chiediamo ed effettivamente il sentiero per l’Alpe Qualido parte in corrispondenza del ponticello che permette di raggiungere le baite Ca di Carna. Iniziamo a salire su un sentiero che man mano si restringe e diventa sempre più ripido. Entriamo nel bosco punteggiato da grossi blocchi di granito che si ergono fra le piante. Una ripida serie di tornanti porta in breve all’imbocco della valle e, sfruttando un sistema di grandi cenge, alberate prendiamo quota rapidamente. Sulla sinistra si erge la impressionante muraglia del Qualido che delimita la valle con una parete quasi verticale alta 500 metri. La salita è continua e dobbiamo fermarci ogni tanto per prendere fiato.
Più in alto per superare una piccola parete rocciosa è stato necessario costruire una ripidissima ed esposta gradinata che porta ad un bosco sospeso oltre il quale si trova un’ampia radura circondata dalle rocce. Mi rendo conto di quanto sia realistico il racconto dei pastori, che portando le mucche dagli alpeggi a fondo valle si appendevano alle code degli animali per bilanciarli in discesa e far si che non perdessero l’equilibrio, cadendo rovinosamente. Dopo un tratto quasi pianeggiante arriviamo a ridosso della grande parete granitica del Qualido ai cui piedi si trovano numerosi ripari ricavati sotto grandi blocchi, un tempo usati da pastori ed armenti, oggi luoghi di bivacco per chi vuole cimentarsi nelle molteplici possibilità di scalata di questa vera e propria “big wall”italiana. Usciti dal bosco ci troviamo su un’ampia sella erbosa da cui parte una dorsale che divide la Val Qualido in due stretti solchi. Qui ci fermiamo un momento a riprendere fiato e a fare qualche fotografia. Incredibilmente pur essendo Novembre e trovandoci a circa 2000 metri di quota si sta bene anche in maglietta a maniche corte. Traversando leggermente in salita verso destra, sul versante opposto della valle si nota una zona di grandi blocchi granitici sovrastati da una piccola e verticale parete rocciosa. Alcuni blocchi presentano visibili muretti a secco che ne sbarrano un lato creando grandi ripari: è l’Alpe Qualido. Con facilità raggiungiamo il torrente che si getta nella ripida e sottostante valle parallela a quella che abbiamo appena risalito. Raggiunti i ripari dell’Alpe Qualido possiamo finalmente tirare il fiato e goderci il tepore del sole e lo splendido panorama.
L’Alpe Qualido è un minuscolo avamposto umano ricavato da ripari sotto grandi blocchi sfruttati in passato come ricoveri per uomini e animali. Grandi muri a secco chiudono le aperture e creano ambienti abbastanza confortevoli per chi doveva lavorare quassù nei mesi estivi dell’alpeggio. E qui, sotto un grande blocco piatto e ricoperto d’erba si trova uno dei più strabilianti manufatti delle Alpi: una grande stalla ovale dal pavimento selciato, dotata di scoli per i liquami, con una lunga mangiatoia che ne segue il perimetro, con le travi forate ove legare circa 50 mucche. Alcune feritoie lasciano passare aria e luce e tutto il perimetro interno è stato rifinito con un grande muro a secco (ormai parzialmente crollato) che limita gli spifferi d’aria. Dopo aver pranzato decidiamo di rientrare per lo stesso itinerario di salita ed in poco meno di due ore siamo a S.Martino davanti ad una meritata media chiara. Una splendida giornata dal clima mite e dagli scintillanti colori autunnali passata in ottima compagnia e in uno dei luoghi più belli delle alpi.